Tre anni fa ero una donna alla quale la vita aveva dato molte opportunità, qualcuna ricevuta con leggerezza, altre conquistate con la costanza e l’impegno. Il desiderio della maternità era stato esaudito con l’arrivo di mia figlia Giulia e il poco tempo libero era equamente suddiviso tra gli amici e lo sport. Avevo la fortuna di esercitare una professione  che mi calzava perfettamente, che richiedeva grande  impegno e sacrificio ma che mi ricompensava per questo.

Insomma ero ciò che il senso comune definisce: “una persona realizzata”.

Contestualmente però, ero arrivata a quel punto della vita in cui capisci che manca qualcosa e ciò che hai deve essere in qualche modo integrato da altro.

Avevo intuito che questo “altro” dovesse essere il miglioramento della mia formazione.

Era tempo che sentivo la necessità di riprendere gli studi, si era fatto strada in me il desiderio di imparare cose nuove; mi ero anche guardata intorno alla ricerca di una facoltà che in qualche modo potesse coniugare tale desiderio con la necessità di potenziare le mie capacità professionali ma non l’avevo trovata.

A quel punto incontrai l’Atsc. Un’associazione proiettata nella tutela della categoria degli agenti di commercio e dei promotori finanziari.

Mi palesarono un’opportunità che era talmente interessante da sembrare inverosimile: incrementare la formazione di figure professionali come la mia, attraverso un iter universitario specifico.

Voi capirete che la proposta ricevuta mi sembrò un segno del destino.

Ero fortemente incuriosita. Interpellai Franco Damiani, presidente dell’Atsc, che si profuse in spiegazioni e ragionamenti e mi parlò del progetto nato in partnership con l’Enasarco e l’Ateneo di Teramo.

Avevo mille domande e tutte avevano lo scopo di saggiare la bontà di quel progetto. Lui intuì la mia reticenza e con un bel “Abbi gioia” mi invitò alla Summer School di presentazione presso la Facoltà.

Tornai a casa entusiasta. Sentivo di aver incontrato le persone giuste. Conosciuto docenti palesemente esperti e competenti che sapevano esattamente di cosa avevo bisogno e che erano disposti a mettersi in gioco con me e per me.

Colleghi capaci, preparati, provenienti dai più disparati settori di mercato, con i quali potevo condividere dubbi e aspirazioni e mi resi conto che, eravamo tutti allo stesso bivio. Ciò che ci accumunava era il desiderio proiettato verso il miglioramento di noi stessi e tutti stavamo cercando di capire come realizzarlo.

Presi coscienza del fatto che non sarebbe stata una passeggiata, che avrei dovuto impegnarmi a fondo, che avrei sacrificato il mio riposo, il tempo e l’attenzione ai miei familiari, che avrei chiesto non solo a me stessa ma anche a loro le risorse necessarie.

Così nell’ottobre di tre anni fa cominciò la mia avventura, la nostra avventura.

Studiare da adulti è meglio, meglio che da giovani, non è più un obbligo, è una scelta e se è tale, porta frutti gonfi e maturi. In questi tre anni ci siamo aiutati, abbiamo studiato insieme, ci siamo sostenuti a vicenda nei momenti in cui pensavamo di non farcela, abbiamo condiviso successi, esiti negativi da recuperare e momenti ludici. Qualcuno si è sposato, qualcuno è diventato genitore. Abbiamo avuto l’onore di conoscere Maurizio che ci ha dovuto lasciare, prematuramente, per intraprendere quel viaggio che aspetta a ognuno di noi. Ci è mancato immensamente.

Sono nate relazioni profonde incentrate sulla condivisione. C’è anche capitato, in ambito universitario, di confortare i ragazzi che dovevano sostenere i nostri stessi esami passando così dal ruolo di studenti a quello, temporaneamente più vicino, di genitori e ci siamo fatti confortare da loro chiedendo consigli su un mondo nel quale stavamo muovendo i nostri incerti passi.

I docenti ci hanno insegnato l’umiltà necessaria all’apprendimento. Si sono confrontati con noi, ci hanno e sono stati coinvolti nelle esperienze, nei ragionamenti, nei conflitti che la professione del commerciale implica.

Abbiamo pienamente consolidato il concetto che la chiave per aprire ogni porta si chiama: Empowerment (formazione).

Che la formazione continua e costante e la bramosia di conoscere portano a una collocazione nel mondo del lavoro sempre più adeguata e aderente alle nostre aspettative.

Tutti sappiamo che il mondo del lavoro è in continua mutazione, in passato ci siamo conformati a esso, nel limite delle nostre possibilità. Questo progetto ci ha dato modo di spostare il confine di tali possibilità e di sfruttare al meglio quello delle capacità.

Molti di noi hanno sempre pensato che venditori “si nasce”!

Avevamo motivo di pensarlo perché eravamo soli e ciò che imparavamo dipendeva esclusivamente dalla tenacia con la quale conducevamo le nostre attività. Rubavamo conoscenze e competenze a chi ci affiancava.

Oggi abbiamo capito che se l’attitudine esiste, per questa professione come per le altre, la formazione è in grado di aiutarci a compiere il percorso desiderato e a raggiungere, con l’impegno, gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Oggi sappiamo che professionisti commerciali si “diventa”!

Sapevamo e abbiamo consolidato l’idea che  il mercato necessita di attori organizzativi competenti.

Questo progetto ci ha insegnato a esserlo maggiormente.

Ogni materia studiata, ogni argomento affrontato, ogni quesito proposto è stato parte integrante di un puzzle strutturato con sapienza. Riferimenti tecnici, organizzativi, sociali, antropologici erano volutamente e consapevolmente articolati per essere connessi fra loro, tutti con un unico obiettivo: la costruzione di una professionalità più adeguata ai tempi e al mercato.

Ringrazio per questo a nome mio, e mi permetto di farlo a nome di quello dei colleghi presenti, coloro i quali hanno avuto la capacità di capire come portare a compimento tale progetto.

Nominarli tutti sarebbe impossibile.

Ringrazio i colleghi, miei “compagni di viaggio”, per aver condiviso questa avventura pazzesca, viverla da sola sarebbe stato certamente più oneroso e sicuramente meno entusiasmante.

Esprimo gratitudine, nel senso più profondo della parola, a tutti coloro i quali ci hanno assistito in questa formazione, per il commitment, l’entusiasmo e la passione trasmessi poiché fortunatamente, nelle numerose sfaccettature dell’essere umano esiste anche il pregio di rompere il confine dello status quo, con lo scopo di migliorare se stessi, l’ambiente circostante ed a volte prendere per mano i propri simili e accompagnarli nel medesimo viaggio.

Sappiate che questa esperienza per noi è stata, per usare un termine molto in voga in questo momento, “sostenibile”, nei termini in cui siete stati in grado di comunicare non solo informazioni esclusivamente nozionistiche legate al presente, ma una forma mentis solidamente proiettata al futuro e plasmata sul concetto che è necessario essere sempre presenti a ciò che accade e adeguarsi costantemente al mondo che ci circonda.

Vi ringraziamo per averlo fatto.

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Insomma ero ciò che il senso comune definisce: “una persona realizzata”.

Contestualmente però, ero arrivata a quel punto della vita in cui capisci che manca qualcosa e ciò che hai deve essere in qualche modo integrato da altro.

Avevo intuito che questo “altro” dovesse essere il miglioramento della mia formazione.

Era tempo che sentivo la necessità di riprendere gli studi, si era fatto strada in me il desiderio di imparare cose nuove; mi ero anche guardata intorno alla ricerca di una facoltà che in qualche modo potesse coniugare tale desiderio con la necessità di potenziare le mie capacità professionali ma non l’avevo trovata.

A quel punto incontrai l’Atsc. Un’associazione proiettata nella tutela della categoria degli agenti di commercio e dei promotori finanziari.

Mi palesarono un’opportunità che era talmente interessante da sembrare inverosimile: incrementare la formazione di figure professionali come la mia, attraverso un iter universitario specifico.

Voi capirete che la proposta ricevuta mi sembrò un segno del destino.

Ero fortemente incuriosita. Interpellai Franco Damiani, presidente dell’Atsc, che si profuse in spiegazioni e ragionamenti e mi parlò del progetto nato in partnership con l’Enasarco e l’Ateneo di Teramo.

Avevo mille domande e tutte avevano lo scopo di saggiare la bontà di quel progetto. Lui intuì la mia reticenza e con un bel “Abbi gioia” mi invitò alla Summer School di presentazione presso la Facoltà.

Tornai a casa entusiasta. Sentivo di aver incontrato le persone giuste. Conosciuto docenti palesemente esperti e competenti che sapevano esattamente di cosa avevo bisogno e che erano disposti a mettersi in gioco con me e per me.

Colleghi capaci, preparati, provenienti dai più disparati settori di mercato, con i quali potevo condividere dubbi e aspirazioni e mi resi conto che, eravamo tutti allo stesso bivio. Ciò che ci accumunava era il desiderio proiettato verso il miglioramento di noi stessi e tutti stavamo cercando di capire come realizzarlo.

Presi coscienza del fatto che non sarebbe stata una passeggiata, che avrei dovuto impegnarmi a fondo, che avrei sacrificato il mio riposo, il tempo e l’attenzione ai miei familiari, che avrei chiesto non solo a me stessa ma anche a loro le risorse necessarie.

Così nell’ottobre di tre anni fa cominciò la mia avventura, la nostra avventura.

Studiare da adulti è meglio, meglio che da giovani, non è più un obbligo, è una scelta e se è tale, porta frutti gonfi e maturi. In questi tre anni ci siamo aiutati, abbiamo studiato insieme, ci siamo sostenuti a vicenda nei momenti in cui pensavamo di non farcela, abbiamo condiviso successi, esiti negativi da recuperare e momenti ludici. Qualcuno si è sposato, qualcuno è diventato genitore. Abbiamo avuto l’onore di conoscere Maurizio che ci ha dovuto lasciare, prematuramente, per intraprendere quel viaggio che aspetta a ognuno di noi. Ci è mancato immensamente.

Sono nate relazioni profonde incentrate sulla condivisione. C’è anche capitato, in ambito universitario, di confortare i ragazzi che dovevano sostenere i nostri stessi esami passando così dal ruolo di studenti a quello, temporaneamente più vicino, di genitori e ci siamo fatti confortare da loro chiedendo consigli su un mondo nel quale stavamo muovendo i nostri incerti passi.

I docenti ci hanno insegnato l’umiltà necessaria all’apprendimento. Si sono confrontati con noi, ci hanno e sono stati coinvolti nelle esperienze, nei ragionamenti, nei conflitti che la professione del commerciale implica.

Abbiamo pienamente consolidato il concetto che la chiave per aprire ogni porta si chiama: Empowerment (formazione).

Che la formazione continua e costante e la bramosia di conoscere portano a una collocazione nel mondo del lavoro sempre più adeguata e aderente alle nostre aspettative.

Tutti sappiamo che il mondo del lavoro è in continua mutazione, in passato ci siamo conformati a esso, nel limite delle nostre possibilità. Questo progetto ci ha dato modo di spostare il confine di tali possibilità e di sfruttare al meglio quello delle capacità.

Molti di noi hanno sempre pensato che venditori “si nasce”!

Avevamo motivo di pensarlo perché eravamo soli e ciò che imparavamo dipendeva esclusivamente dalla tenacia con la quale conducevamo le nostre attività. Rubavamo conoscenze e competenze a chi ci affiancava.

Oggi abbiamo capito che se l’attitudine esiste, per questa professione come per le altre, la formazione è in grado di aiutarci a compiere il percorso desiderato e a raggiungere, con l’impegno, gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Oggi sappiamo che professionisti commerciali si “diventa”!

Sapevamo e abbiamo consolidato l’idea che  il mercato necessita di attori organizzativi competenti.

Questo progetto ci ha insegnato a esserlo maggiormente.

Ogni materia studiata, ogni argomento affrontato, ogni quesito proposto è stato parte integrante di un puzzle strutturato con sapienza. Riferimenti tecnici, organizzativi, sociali, antropologici erano volutamente e consapevolmente articolati per essere connessi fra loro, tutti con un unico obiettivo: la costruzione di una professionalità più adeguata ai tempi e al mercato.

Ringrazio per questo a nome mio, e mi permetto di farlo a nome di quello dei colleghi presenti, coloro i quali hanno avuto la capacità di capire come portare a compimento tale progetto.

Nominarli tutti sarebbe impossibile.

Ringrazio i colleghi, miei “compagni di viaggio”, per aver condiviso questa avventura pazzesca, viverla da sola sarebbe stato certamente più oneroso e sicuramente meno entusiasmante.

Esprimo gratitudine, nel senso più profondo della parola, a tutti coloro i quali ci hanno assistito in questa formazione, per il commitment, l’entusiasmo e la passione trasmessi poiché fortunatamente, nelle numerose sfaccettature dell’essere umano esiste anche il pregio di rompere il confine dello status quo, con lo scopo di migliorare se stessi, l’ambiente circostante ed a volte prendere per mano i propri simili e accompagnarli nel medesimo viaggio.

Sappiate che questa esperienza per noi è stata, per usare un termine molto in voga in questo momento, “sostenibile”, nei termini in cui siete stati in grado di comunicare non solo informazioni esclusivamente nozionistiche legate al presente, ma una forma mentis solidamente proiettata al futuro e plasmata sul concetto che è necessario essere sempre presenti a ciò che accade e adeguarsi costantemente al mondo che ci circonda.

Vi ringraziamo per averlo fatto.

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