Grandi manovre su Enasarco. L’esito elettorale del primo voto di agenti e consulenti finanziari per i nuovi vertici della Cassa di categoria consegna un risultato incerto e frammentato.

Il listone delle organizzazioni tradizionali, a guida Confcommercio, non va oltre i cinque possibili consiglieri nel futuro Cda. Una netta sconfitta, se si tiene conto che potevano contare sul 90 per cento del Cda uscente. Una sconfitta che si starebbe cercando di mascherare per giustificare operazioni di potere in contrasto con rappresentanza reale degli agenti e dei consulenti finanziari.

Ma vediamo che cosa sta succedendo davvero dalle parti della ricca Fondazione di via Antoniotto Usodimare. Chi, come e con quali alleanze nascoste si muove nell’ombra per mettere le man sulla gestione di un patrimonio da oltre 6 miliardi di euro. I beninformati, infatti, raccontano di riunioni ristrette, incontri riservati, confronti serrati e interventi dall’alto di qualche ministero influente per fare in modo che l’attuale vice-presidente della Cassa in rappresentanza – attenzione a questo aspetto – delle imprese, Gianroberto Costa, segretario dell’Unione del commercio di Milano, diventi il nuovo numero uno della Fondazione. Peccato, però, che il ruolo di Presidente Enasarco sia, per Statuto, assegnato a un rappresentante degli agenti e non delle aziende, alle quali spettano i due vice-presidenti. Ma non c’è problema: ecco pronta la furbata. Costa cambia casacca all’ultimo minuto e dopo anni da rappresentante delle imprese diventa d’incanto paladino delle ragioni degli agenti e punta alla presidenza. I due nuovi vice, invece, resterebbero sempre appannaggio delle aziende. Il risultato? Tutto il vertice prossimo venturo della Fondazione finisce nelle mani delle imprese e gli agenti, i veri proprietari della Cassa, restano a bocca asciutta. E questo sarebbe tanto più grave perché gli agenti sono stati i protagonisti delle prime elezioni appena svolte: hanno partecipato in maniera rilevante al voto, più che in altri enti analoghi, a differenza delle imprese, la cui partecipazione è stata limitatissima.

Confcommercio, però, non è nuova a operazioni di questo genere. Le ha ampiamente praticate anche in passato. E si sono viste le conseguenze.

Ma – ancora attenzione – la beffa rischia di diventare ancora più clamorosa se si pensa che a rendere possibile questo clamoroso esito sarebbero o potrebbero essere proprio i leader dell’organizzazione che più si è battuta (almeno a parole) per rinnovare l’assetto di governance della Cassa: ci si riferisce a Federagenti, i rottamatori per eccellenza, coloro che nel programma elettorale scrivevano letteralmente che «il presidente di Enasarco deve essere un agente di commercio in attività». Tanto rottamatori che si sono presentati al voto con una lista chiamata non a caso «Adesso Basta», all’insegna del «basta con quelli che, con estrema disinvoltura e faccia tosta,
in una consiliatura rappresentano le ditte mandanti e nella successiva noi agenti di commercio».

A favorire l’incontro tra Costa di Confcommercio e Federagenti sarebbero addirittura i vertici di Ncd, con in prima fila il ministro Angelino Alfano, mal consigliato da Massimo Cassano, sottosegretario al Lavoro proprio con la delega sulle Casse. Un politico pugliese, quest’ultimo, che ha più di un conflitto di interessi proprio rispetto a Enasarco: la moglie e il cognato, noti costruttori baresi, hanno avuto rapporti di affari con la Fondazione cominciati tantissimi anni fa. Sarebbe interessante, a questo riguardo, sapere se il ministro Alfano sia stato correttamente informato su come stanno le cose. Così come sarebbe altrettanto opportuno sapere se il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sia stato messo a conoscenza dei conflitti di interesse del sottosegretario.

Ma quale sarebbe la merce di scambio tra Confcommercio e Federagenti, che per la prima volta dovrebbe avere due componenti nel nuovo Cda? Sempre i beninformati sostengono che Costa avrebbe promesso ai rappresentanti di Federagenti la partecipazione della sigla stessa – per la prima volta – al tavolo per il rinnovo degli accordi economici della categoria: un riconoscimento che Federagenti ha sempre tentato di conquistare invano. Anzi, da quello che risulta, lo stesso Costa avrebbe cercato di trascinare anche Confindustria in questo gioco di scambi impropri, ma da Viale dell’Astronomia sarebbe venuto un deciso no.

A dar man forte a Costa, in questa fase di trattative sotterranee e improprie, è un altro consigliere di amministrazione di Enasarco, Antonello Marzolla, segretario nazionale dell’Usarci, un’organizzazione storica della categoria uscita, però, con le ossa rotte dalla competizione elettorale. Eppure, nonostante la batosta, Marzolla, noto proprietario immobiliare tra la super­ blasonata collina di Torino e Sestriere, si muove anche lui per tessere la trama di alleanze che, nella migliore delle ipotesi, andranno a scapito degli agenti di commercio, che perderanno la guida dell’ente. Quegli agenti di commercio che proprio Marzolla dovrebbe tutelare. Sempre lo stesso Marzolla, legato all’ex direttore generale della Fondazione, Felice Maria Maggi, appena condannato al risarcimento danni verso la Cassa a seguito degli esposti presentati dal Cda uscente.

Un’ultima ciliegina sulla torta: Costa dovrebbe essere candidato alla guida da un’altra organizzazione storica degli agenti, la Fnaarc, anch’essa uscita ridimensionata per non dire sconfitta dal recente voto.

http://www.lultimaribattuta.it/47451_enasarco-alfano-e-poletti-sanno-cosa-sta-succedendo

 

 

 

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Ma vediamo che cosa sta succedendo davvero dalle parti della ricca Fondazione di via Antoniotto Usodimare. Chi, come e con quali alleanze nascoste si muove nell’ombra per mettere le man sulla gestione di un patrimonio da oltre 6 miliardi di euro. I beninformati, infatti, raccontano di riunioni ristrette, incontri riservati, confronti serrati e interventi dall’alto di qualche ministero influente per fare in modo che l’attuale vice-presidente della Cassa in rappresentanza – attenzione a questo aspetto – delle imprese, Gianroberto Costa, segretario dell’Unione del commercio di Milano, diventi il nuovo numero uno della Fondazione. Peccato, però, che il ruolo di Presidente Enasarco sia, per Statuto, assegnato a un rappresentante degli agenti e non delle aziende, alle quali spettano i due vice-presidenti. Ma non c’è problema: ecco pronta la furbata. Costa cambia casacca all’ultimo minuto e dopo anni da rappresentante delle imprese diventa d’incanto paladino delle ragioni degli agenti e punta alla presidenza. I due nuovi vice, invece, resterebbero sempre appannaggio delle aziende. Il risultato? Tutto il vertice prossimo venturo della Fondazione finisce nelle mani delle imprese e gli agenti, i veri proprietari della Cassa, restano a bocca asciutta. E questo sarebbe tanto più grave perché gli agenti sono stati i protagonisti delle prime elezioni appena svolte: hanno partecipato in maniera rilevante al voto, più che in altri enti analoghi, a differenza delle imprese, la cui partecipazione è stata limitatissima.

Confcommercio, però, non è nuova a operazioni di questo genere. Le ha ampiamente praticate anche in passato. E si sono viste le conseguenze.

Ma – ancora attenzione – la beffa rischia di diventare ancora più clamorosa se si pensa che a rendere possibile questo clamoroso esito sarebbero o potrebbero essere proprio i leader dell’organizzazione che più si è battuta (almeno a parole) per rinnovare l’assetto di governance della Cassa: ci si riferisce a Federagenti, i rottamatori per eccellenza, coloro che nel programma elettorale scrivevano letteralmente che «il presidente di Enasarco deve essere un agente di commercio in attività». Tanto rottamatori che si sono presentati al voto con una lista chiamata non a caso «Adesso Basta», all’insegna del «basta con quelli che, con estrema disinvoltura e faccia tosta,
in una consiliatura rappresentano le ditte mandanti e nella successiva noi agenti di commercio».

A favorire l’incontro tra Costa di Confcommercio e Federagenti sarebbero addirittura i vertici di Ncd, con in prima fila il ministro Angelino Alfano, mal consigliato da Massimo Cassano, sottosegretario al Lavoro proprio con la delega sulle Casse. Un politico pugliese, quest’ultimo, che ha più di un conflitto di interessi proprio rispetto a Enasarco: la moglie e il cognato, noti costruttori baresi, hanno avuto rapporti di affari con la Fondazione cominciati tantissimi anni fa. Sarebbe interessante, a questo riguardo, sapere se il ministro Alfano sia stato correttamente informato su come stanno le cose. Così come sarebbe altrettanto opportuno sapere se il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sia stato messo a conoscenza dei conflitti di interesse del sottosegretario.

Ma quale sarebbe la merce di scambio tra Confcommercio e Federagenti, che per la prima volta dovrebbe avere due componenti nel nuovo Cda? Sempre i beninformati sostengono che Costa avrebbe promesso ai rappresentanti di Federagenti la partecipazione della sigla stessa – per la prima volta – al tavolo per il rinnovo degli accordi economici della categoria: un riconoscimento che Federagenti ha sempre tentato di conquistare invano. Anzi, da quello che risulta, lo stesso Costa avrebbe cercato di trascinare anche Confindustria in questo gioco di scambi impropri, ma da Viale dell’Astronomia sarebbe venuto un deciso no.

A dar man forte a Costa, in questa fase di trattative sotterranee e improprie, è un altro consigliere di amministrazione di Enasarco, Antonello Marzolla, segretario nazionale dell’Usarci, un’organizzazione storica della categoria uscita, però, con le ossa rotte dalla competizione elettorale. Eppure, nonostante la batosta, Marzolla, noto proprietario immobiliare tra la super­ blasonata collina di Torino e Sestriere, si muove anche lui per tessere la trama di alleanze che, nella migliore delle ipotesi, andranno a scapito degli agenti di commercio, che perderanno la guida dell’ente. Quegli agenti di commercio che proprio Marzolla dovrebbe tutelare. Sempre lo stesso Marzolla, legato all’ex direttore generale della Fondazione, Felice Maria Maggi, appena condannato al risarcimento danni verso la Cassa a seguito degli esposti presentati dal Cda uscente.

Un’ultima ciliegina sulla torta: Costa dovrebbe essere candidato alla guida da un’altra organizzazione storica degli agenti, la Fnaarc, anch’essa uscita ridimensionata per non dire sconfitta dal recente voto.

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