Care Colleghe, Cari Colleghi,
Enasarco ha diffuso un nuovo sondaggio rivolto agli iscritti per raccogliere indicazioni sulle possibili linee di welfare da considerare per il prossimo anno.
Crediamo che si tratti di uno strumento che la Fondazione ha scelto di utilizzare per orientare le proprie valutazioni, pur restando la responsabilità delle decisioni finali in capo alla Governance.
Come associazione, riteniamo utile condividere alcune riflessioni su ciò che un sondaggio può e non può rappresentare e sull’importanza di guardare anche alle esigenze future della nostra professione. In particolare, vogliamo richiamare l’attenzione sull’area della formazione professionale.
Perché continuiamo a considerare la formazione un elemento centrale
La nostra attività si svolge in un contesto in rapido mutamento: normative più complesse, tecnologia in continua evoluzione, nuove forme di intermediazione. In questo scenario, la formazione non è un accessorio, ma uno strumento di tutela e di sviluppo professionale.
A nostro avviso, investire sulla formazione significa:
rafforzare le competenze necessarie per affrontare un mercato sempre più selettivo;
preservare autonomia e consapevolezza nelle scelte professionali;
migliorare la qualità delle relazioni con mandanti e clienti;
sostenere l’ingresso e la crescita delle nuove generazioni.
Si tratta della posizione che la nostra associazione ha maturato nel tempo, ascoltando le esigenze dei colleghi e osservando l’evoluzione del settore.
La Fondazione Enasarco, peraltro, inserisce la formazione e la qualificazione professionale tra gli scopi istituzionali dell’ente, all’articolo 2 del proprio Statuto.
Una valutazione personale… con effetti collettivi
Va ricordato che la valutazione che ogni iscritto esprime nel sondaggio è inevitabilmente personale.
Chi non vive situazioni specifiche – ad esempio, chi non ha figli con disabilità – potrebbe non percepire come prioritari contributi dedicati, pur essendo interventi d’ausilio importanti.
Il welfare, infatti, non è la somma di bisogni individuali, ma il risultato di scelte che devono tener conto dell’intera comunità professionale.
Guardare ai bisogni reali… ma anche al futuro
C’è un ulteriore aspetto da considerare.
Uno strumento come un sondaggio fotografa soprattutto le esigenze percepite oggi dagli iscritti. Ma un ente previdenziale e assistenziale ha anche il compito di guardare oltre, anticipando bisogni che non tutti, nell’immediato, riconoscono come prioritari.
La formazione è un esempio evidente: molti colleghi non avvertono nell’immediato la necessità di percorsi formativi strutturati, ma ciò non toglie che investire in competenze e conoscenza sia essenziale per garantire alla categoria stabilità, competitività e tutela nel medio-lungo periodo.
Un sondaggio potrebbe non restituire questa prospettiva e rischiare, quindi, di non indicare chiaramente la centralità della formazione.
Se la dirigenza dell’ente dovesse utilizzare i risultati del sondaggio come principale fondamento delle proprie scelte, esisterebbe il rischio concreto che un’area strategica come la formazione venga messa in secondo piano o addirittura esclusa.
Per questo riteniamo importante ribadire il valore della formazione non solo come risposta a un bisogno attuale, ma come investimento indispensabile per il futuro della professione.
Un invito alla valutazione consapevole
Se deciderai di partecipare al sondaggio, ti invitiamo semplicemente a considerare, oltre alle tue esigenze personali, anche la dimensione collettiva e le prospettive di sviluppo della categoria.
Nota di trasparenza
Le riflessioni contenute in questa newsletter rappresentano la posizione della nostra associazione sull’importanza strategica della formazione e sull’esigenza di politiche di welfare che guardino anche al futuro.
Ogni collega è naturalmente libero di valutare il sondaggio e rispondere secondo la propria sensibilità.
Dott. Franco Damiani
Presidente ATSC
18/11/2025
Care Colleghe, Cari Colleghi,
Enasarco ha diffuso un nuovo sondaggio rivolto agli iscritti per raccogliere indicazioni sulle possibili linee di welfare da considerare per il prossimo anno.
Crediamo che si tratti di uno strumento che la Fondazione ha scelto di utilizzare per orientare le proprie valutazioni, pur restando la responsabilità delle decisioni finali in capo alla Governance.
Come associazione, riteniamo utile condividere alcune riflessioni su ciò che un sondaggio può e non può rappresentare e sull’importanza di guardare anche alle esigenze future della nostra professione. In particolare, vogliamo richiamare l’attenzione sull’area della formazione professionale.
Perché continuiamo a considerare la formazione un elemento centrale
La nostra attività si svolge in un contesto in rapido mutamento: normative più complesse, tecnologia in continua evoluzione, nuove forme di intermediazione. In questo scenario, la formazione non è un accessorio, ma uno strumento di tutela e di sviluppo professionale.
A nostro avviso, investire sulla formazione significa:
rafforzare le competenze necessarie per affrontare un mercato sempre più selettivo;
preservare autonomia e consapevolezza nelle scelte professionali;
migliorare la qualità delle relazioni con mandanti e clienti;
sostenere l’ingresso e la crescita delle nuove generazioni.
Si tratta della posizione che la nostra associazione ha maturato nel tempo, ascoltando le esigenze dei colleghi e osservando l’evoluzione del settore.
La Fondazione Enasarco, peraltro, inserisce la formazione e la qualificazione professionale tra gli scopi istituzionali dell’ente, all’articolo 2 del proprio Statuto.
Una valutazione personale… con effetti collettivi
Va ricordato che la valutazione che ogni iscritto esprime nel sondaggio è inevitabilmente personale.
Chi non vive situazioni specifiche – ad esempio, chi non ha figli con disabilità – potrebbe non percepire come prioritari contributi dedicati, pur essendo interventi d’ausilio importanti.
Il welfare, infatti, non è la somma di bisogni individuali, ma il risultato di scelte che devono tener conto dell’intera comunità professionale.
Guardare ai bisogni reali… ma anche al futuro
C’è un ulteriore aspetto da considerare.
Uno strumento come un sondaggio fotografa soprattutto le esigenze percepite oggi dagli iscritti. Ma un ente previdenziale e assistenziale ha anche il compito di guardare oltre, anticipando bisogni che non tutti, nell’immediato, riconoscono come prioritari.
La formazione è un esempio evidente: molti colleghi non avvertono nell’immediato la necessità di percorsi formativi strutturati, ma ciò non toglie che investire in competenze e conoscenza sia essenziale per garantire alla categoria stabilità, competitività e tutela nel medio-lungo periodo.
Un sondaggio potrebbe non restituire questa prospettiva e rischiare, quindi, di non indicare chiaramente la centralità della formazione.
Se la dirigenza dell’ente dovesse utilizzare i risultati del sondaggio come principale fondamento delle proprie scelte, esisterebbe il rischio concreto che un’area strategica come la formazione venga messa in secondo piano o addirittura esclusa.
Per questo riteniamo importante ribadire il valore della formazione non solo come risposta a un bisogno attuale, ma come investimento indispensabile per il futuro della professione.
Un invito alla valutazione consapevole
Se deciderai di partecipare al sondaggio, ti invitiamo semplicemente a considerare, oltre alle tue esigenze personali, anche la dimensione collettiva e le prospettive di sviluppo della categoria.
Nota di trasparenza
Le riflessioni contenute in questa newsletter rappresentano la posizione della nostra associazione sull’importanza strategica della formazione e sull’esigenza di politiche di welfare che guardino anche al futuro.
Ogni collega è naturalmente libero di valutare il sondaggio e rispondere secondo la propria sensibilità.
Dott. Franco Damiani
Presidente ATSC
18/11/2025

